Il Fondo Capuana

Il nucleo principale del Fondo Capuana che oggi è custodito nella Casa Museo ha origine dalla volontà di un gruppo di nobili menenini che, subito dopo la morte dello scrittore, nel novembre del 1916, costituirono un Comitato per le onoranze dell’illustre concittadino.

Il Comitato presieduto dal Cavaliere Blandini si impegnò a riportare a Mineo «tutto quello che la mente geniale dell’illustre scrittore aveva prodotto a imperitura gloria sua, di Mineo, della Sicilia e dell’Italia, … nonché gli oggetti a lui più cari…», come si legge nell’atto di acquisto.

Il Comitato, esercitando anche una non indifferente pressione politica sul Civico Consesso, spinse il sindaco Croce Albertini ad acquistare i beni del Capuana custoditi da Adelaide Bernardini, moglie dello scrittore scomparso.

La convergenza degli sforzi del Comitato e dell’Amministrazione Comunale portò, con atto rogato dal notaio Vincenzo Ciancico nel novembre del 1926, all’acquisto «di tutto quanto appartenuto al Capuana o da lui creato, affinché diventi patrimonio del Comune e sia destinato a pubblico uso con un costituendo Museo Capuaniano.»

Il prezzo di vendita concordato per il trasferimento di tutti i mobili, i quadri, gli arredi, gli oggetti d’arte, i manoscritti, i libri, etc. fu di £. 40.000, somma a cui contribuirono equamente il Comune e il Comitato e che fu corrisposta a tutti gli aventi diritto. In sede di contratto, il Comune si  impegnò a onorare Capuana con un monumento in Piazza Buglio.

Divenuto proprietà del Comune, il Fondo ha vissuto una vicenda abbastanza tribolata, interrotta con l’apertura della Biblioteca Comunale dedicata proprio a Capuana. Con tale evento e con i successivi lavori di restauro della sua casa natale, divenuta di proprietà comunale, si vede avverato l’auspicio espresso nel contratto d’acquisto, della costituzione di un Museo ad hoc.

Il nucleo originario del Fondo, costituito dalla biblioteca personale dello scrittore, dai manoscritti e dai carteggi con intellettuali coevi, nonché da opere d’arte e mobili, è stato sottoposto a una scellerata spoliazione; a offrircene una testimonianza tangibile sono le molte rilegature vuote, in pelle, in tela, in cartapecora, dove un tempo furono contenuti migliaia di fogli manoscritti: ora se ne ammirano i nudi titoli, redatti con amorevole cura, in colorato carattere a stampatello, dalla mano dell’autore.

Nella Casa Museo Luigi Capuana, sono conservati oltre duemilatrecento volumi, dei quali la maggior parte è costituita da materiali ottocenteschi (1342 volumi) e novecenteschi (976 volumi), e da un gruppo di libri rari e pregiati (2 cinquecentine, 7 seicentine e 44 edizioni settecentesche).

Di particolare interesse sono sicuramente i postillati, quasi tutti di argomento filosofico e letterario. Di importanza decisiva per ricostruire la formazione culturale dello scrittore è la tipologia dei testi conservati, ma anche in questo caso ci troviamo di fronte ad assenze inspiegabili o presenze parcellizzate dei volumi di Foscolo, Leopardi, Verga, De Sanctis, e delle opere dello stesso Capuana, del quale sono presenti solo 115 volumi. A questi volumi vanno aggiunte le collezioni di alcuni giornali d’epoca che il Capuana raccoglieva, come per esempio le annate complete (1880 e 1881) del Fanfulla della Domenica, di cui poi lo scrittore  divenne direttore.

Al nucleo originario del Fondo, nel corso degli anni, si sono aggiunti, sempre con acquisti comunali, una serie di carteggi e foto di proprietà di privati o di parenti dello scrittore (Fondo Sidoti, Fondo Ricci e Fondo Costanzo).

Nel 2015, il pronipote omonimo del nostro, dona al Comune di Mineo alcuni cimeli oltre a 200 lastre fotografiche e qualche positivo che si credeva fossero andate perdute.

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