Luigi Capuana e lo Spiritismo
Il mondo dell’occulto e lo spiritismo hanno coinvolto Capuana sin da giovane. Per tutta la vita ha coltivato il derivante interesse con grande entusiasmo. Il primo aneddoto ce lo rivela in Ricordi d’infanzia, raccontando di una particolare visione notturna che chiamò “Facciabella”:
«Una notte sognai o vidi un luccicore che si insinuava nella mia camera […] poi, senza che l’uscio si aprisse, apparve una bellissima signora, vestita di raso bianco con mostre e ricami d’oro; i biondi capelli le splendevano attorno al capo come un’aureola, ma i lineamenti della faccia e gli occhi erano immobili; pareva ch’ella avesse il viso coperto da una maschera di cera. S’inoltrò lentamente fino alla sponda del mio letto, guardandomi fisso, mi prese ignudo sulle braccia e mi portò via con sé, facendomi passare a traverso l’uscio chiuso. […] sentii lo stento del passaggio; poi non vidi né sentii più niente; né sveglio potei ricordare altro. Ogni notte così!»
I capisaldi che testimoniano questo suo interesse sono Diario Spiritico del 1870, Spiritismo? del 1884, Mondo occulto del 1896.
Capuana è palesemente un “curioso”, “dilettante”, “appassionato” che non rimane sulla superficie del tema, tende a darsi delle spiegazioni scientifiche e mette in parallelo l’allucinazione artistica e quella spiritica, come nel caso di Spiritismo?:
«L’arte, come forma e nient’altro che forma, ha un proprio organismo che si va di giorno in giorno sviluppando in tutta la sua rigogliosa crescenza, e non sta nell’arbitrio dell’artista, l’accettarne o il rifiutarne la preesistente ricchezza di forma. […]
Il valore, la vitalità di un’opera d’arte dipende anche dalla maggiore o minore quantità di impressioni immediatamente che noi vi facciamo intervenire. Queste non sono, come parrebbe a prima vista, interamente coscienti. La più gran parte, accumulate indirettamente, per la via dei sensi, nei ricettacoli nervi e psichici del nostro organismo, si svegliano, si coordinano, si fondono in uno stupendo insieme sotto il pungolo di un’eccitazione volontaria o almeno che sembra tale.
L’artista procede, in questa circostanza, come i soggetti del sonnambulismo provocato, ed ha una sua particolare allucinazione; la quale differisce dalle sonnambuliche unicamente per gradi, minimi e massimi, d’intensità e non per la intima sua natura.
Per entrare, come sogliamo dire, nella pelle del nostro personaggio noi adoperiamo ora contrazioni muscolari e isolamenti di determinate sensazioni al fine di lasciarne libere alcune altre più confacenti al nostro scopo; ora vere interruzioni o sospensioni della nostra personalità. […]
La perfetta oggettività della ben riuscita opera d’arte non ha altra origine; talchè l’artista non fotografa neppure quand’egli stesso crede soltanto di fotografare. […]
L’allucinazione spiritica, nel produrre le comunicazioni, passa gradatamente, come l’artista, dalla quasi coscienza all’incoscienza. […]
L’allucinazione artistica, per la intensità e per la durata, differisce notevolmente da quella delle sonnambule e dei mediums.
Noi ignoriamo quali energie entrino più particolarmente in funzione, e in quanta misura, sia nell’una che nell’altra; ma questo non impedisce di riconoscere l’identità nella differenza e la somiglianza nella diversità che corre fra le due specie di fenomeni in discorso.»
Quindi per Capuana l’occulto si intreccia con la letteratura, dando vita a un’inedita produzione di opere che, stranamente, suscitano stupore e meraviglia anziché paura e angoscia.
In Il di là, il nostro si spinge sino a indagare i confini del mondo naturale e del soprannaturale:
«Nel momento in cui i confini del mondo naturale spostandosi e allargandosi, avrebbero permesso al naturale e al soprannaturale di confondersi insieme per formare una cosa sola, ovvero il mondo della realtà, realtà varia, infinita, che parte dall’atomo per elevarsi via via fino alla forma spirituale, dove il fenomeno ed il pensiero che lo studia si riconoscono identici… Forse quando avremmo ottenuto la certezza della sopravvivenza della personalità umana alla distruzione apparente, saremo usciti dalla Natura?
Se il secolo XX arriverà a darci questa certezza, meglio che il secolo dell’elettricità dovrà essere denominato il secolo dello spiritismo.»